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catalogo per soggetti ultimo aggiornamento 13.03.2003


archeologia > archeologia e storia dell'arte greca e romana > gli scavi di Prinias

Gli scavi di Prinias

Il sito di Prinias, ubicato nella parte centrale dell'isola di Creta , ebbe nell'antichità una notevole importanza strategica; in particolare, l'altura della Patela (m 680 s.l.m.) sulla quale si estendeva l'abitato controllava la confluenza di due vallate di collegamento tra il Nord e il Sud dell'isola.

Individuato per la prima volta da Federico Halbherr nel 1894, il sito fu indagato negli anni 1906-1908 da Luigi Pernier , al quale si deve la scoperta dei templi protoarcaici A e B sulla Patela e delle sculture architettoniche, oggi conservate nel Museo di Iraklion, di resti di abitazioni e di parte della fortificazione di età ellenistica. Nel 1969, nell'ambito di una ricerca sulle origini dell'arte greca, fu ripresa l'esplorazione del sito da parte di una missione dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Catania, diretta dal Prof. Giovanni Rizza (Rizza: 41, 43, 44, 52, 53, 56, 59, 63, 71, 73, 81, 83, 88, 96), che ancora oggi opera sul sito.

Le campagne di scavo condotte da quasi trent'anni in questa località hanno portato alla luce consistenti testimonianze dell'abitato protoarcaico (Patela), della necropoli (Siderospilia), delle officine di vasai (Palermo 14; Rizza 75; Tomasello 10), di un più antico insediamento neopalaziale (Flega) e, recentemente, hanno interessato le opere di difesa che circondano l'altura e la grande fortificazione ellenistica (Patela) già messa in luce dal Pernier ed indagata dallo Stefani.

Pianta di Prinias. (figura 135 K)

L'antica città era ubicata sulla vasta spianata della Patela e disposta su terrazze che si aprono a Sud verso il moderno paese di Prinias, a Nord verso le estreme propaggini del Monte Ida. Gli scavi hanno messo in luce una larga fetta dell'abitato, articolato su tre grandi terrazze e attraversato da larghe strade. Due zone rivestono particolare interesse: l'area dei templi A e B, ed il versante meridionale della Patela. Nella prima, l'individuazione di un vasto spazio vuoto caratterizzato da un battuto di cenere e tritume ceramico, ha consentito di ricostruire un ampio piazzale aperto antistante gli edifici sacri e di chiarire l'importanza di quest'area all'interno dell'abitato. E' stato inoltre osservato che l'orientamento del tempio A, leggermente divergente rispetto a quello del tempio B e delle altre costruzioni circostanti, potrebbe indicare una maggiore antichità dell'edificio da cui provengono le famose sculture datate nella seconda metà del VII sec. a.C.

Sul versante sud della Patela, recenti campagne di scavo hanno portato alla luce una larga fetta di abitato disposta ai lati di una strada in discesa che sembra collegare la zona centrale dell'abitato, gravitante sui templi A e B, con questo settore, ed una struttura di dimensioni considerevoli, planimetricamente non dissimile dai templi A e B, per questo indicata come tempio C. L'edificio, orientato Est-Ovest, misura m 11 x 5 e si presenta diviso, al suo interno, in pronao, naòs ed opistodomo. Nel naòs è stata messa in luce una eschara rettangolare ed in buona parte dell'edificio si sono trovati resti di una pavimentazione a lastre; addossate al lato settentrionale del pronao, tre piccole basi accostate ed intagliate nella roccia, sono forse pertinenti ad un ambiente preesistente.

L'arco cronologico coperto dai materiali rinvenuti nell'abitato sulla Patela va dal Miceneo IIIC alla metà del VI sec. a.C. e trova corrispondenza nelle fasi evidenziate nella necropoli.

La necropoli di Siderospilia, ubicata a mezzo Km a Nord-Ovest della Patela, separata da questa da una valle e disposta su un'area in declivio verso Sud-Est, tagliata in età moderna dalla strada Prinias-Asites, è stata scoperta da Giovanni Rizza nel 1969 nel corso di una fortunata ricognizione. Gli scavi condotti negli anni successivi hanno consentito di chiarire la sequenza stratigrafica e di individuare quattro fasi di frequentazione in stretta relazione con quelle dell'abitato: tre fasi assai consistenti dal tardo minoico al VI sec. a.C., l'ultima di età romana.

Alla fase più antica della necropoli risale una serie di tombe a pozzetto ovoidale scavato nella roccia e chiuso da lastre di pietra. Segue una fase con inumazioni in tombe scavate nella roccia ed in parte costruite, con dromoi, tholoi, pseudo-tholoi con copertura piana di lastroni, pseudo-cupola, di pianta sia circolare che trapezoidale. Di particolare interesse, in questa seconda fase, si sono rivelate alcune sepolture di cavalli, che hanno restituito anche morsi in ferro e bronzo (Rizza 54). Una terza fase è rappresentata da una ripresa del rito della cremazione in pithoi e cinerari che contenevano anche il corredo del defunto; è frequente, in questa fase il rinvenimento di armi in ferro, talvolta dipinte di rosso.

Ad età romana risalgono alcune tombe a fossa incassate nella roccia.

Di notevole interesse si è rivelato lo scavo condotto a partire dal 1973 in località Mandra di Gipari (Rizza 75; Palermo 14; Tomasello 10), sul versante orientale della collina che si alza ad Ovest della Patela, dove fu messa in luce una vera e propria officina di vasai operante tra il VII e la prima metà del VI sec. a.C. La scoperta ha permesso di approfondire lo studio sia della tipologia delle fornaci, sia delle tecniche di produzione, e sia soprattutto, dei tipi e delle forme della ceramica ivi prodotta.

Mandra (figura 194 K)

L'impianto, ricostruito da Francesco Tomasello (Tomasello 10), situato su una terrazza lungo il versante orientale di una collina posta ad occidente dell'antica città di Prinias, è articolato su diversi livelli degradanti da Sud verso Nord e relativi a differenti momenti costruttivi. Il terrazzamento meridionale si compone di un ampio ambiente rettangolare (7,50 x 4,20), orientato Est-Ovest, sul cui angolo sud-ovest è impiantata una grande fornace, del diametro di m 2,50, con la camera di cottura rivestita all'interno di uno strato di argilla. La terrazza più settentrionale ospita un ampio vano rettangolare all'interno del quale è una seconda fornace di pianta ovale. Tra le due terrazze è inserito un ampio spazio articolato in diversi ambienti nei quali sono state messe in luce alcune fornaci di dimensioni minori, con supporto cilindrico centrale e rivestite anch'esse all'interno da uno strato d'argilla.

Il materiale rinvenuto all'interno dell'impianto e dentro le fornaci, studiato e pubblicato da Dario Palermo (Palermo 14), riveste una particolare importanza nell'ambito della ricerca sulle "origini dell'arte greca" e sulla "continuità" tra età minoico-micenea e "secoli oscuri" dell'arte greca. I vasi prodotti a Gipari sono per la maggior parte pithoi, di forma ovoide su piede cilindrico o leggermente tronconico, collo alto e un poco svasato, anse verticali, secondo una tipologia largamente diffusa nei centri cretesi fra l'età geometrica ed il VI sec. a.C. e che affonda le sue radici nella tradizione minoica e trova una linea di continuità negli esemplari di Karphì (TM IIIC) ed in quelli di Dreros e di Festòs (età geometrica) (Palermo 17). Alla stessa tradizione minoica sembrano risalire anche la sintassi decorativa, organizzata in fasce a rilievo, ed i motivi decorativi, quali la spina di pesce incisa, la serie di cordoni arcuati sovrapposti e decorati da un reticolo; al repertorio di età orientalizzante ed arcaica risalgono motivi quali la doppia spirale, la spirale semplice ad onda, il kymation, le rosette, cerchietti impressi o concentrici e le loro varie combinazioni.

Oltre ai pithoi, l'officina di Gipari produceva anche una serie di vasi decorati con motivi tipici del repertorio geometrico e subgeometrico, soprattutto grandi fasce in vernice bruna.

Ulteriori dati, per la conoscenza del sito, sono venuti dalla località di Flega, nelle vicinanze del moderno villaggio di Prinias, dove fu scoperto un insediamento neopalaziale, sovrapposto ad un abitato più antico testimoniato dalla presenza di frammenti di ceramica di Kamares.

Recentemente, alcuni saggi di scavo sono stati condotti nell'area della fortificazione ellenistica, la cui indagine è appena agli inizi; resta ancora da chiarire il rapporto di questa vasta struttura con le opere di difesa e di vedetta che circondano l'altura della Patela, in parte costruite, in parte ricavate nella roccia, che sono venute alla luce nel corso degli anni. I tratti più consistenti di questo sistema sono stati individuati lungo i margini sud-est e sud-ovest dell'altura; ai piedi di essa, in località Chalavra, alcuni saggi condotti nel 1971 hanno portato alla luce costruzioni di età geometrica conservate per un'altezza di m 2,80, e lungo il lato nord-ovest dell'altura, è stato evidenziato un largo tratto di un muro di fortificazione di età arcaica, conservato per uno spessore di m 2,20 e una lunghezza di m 8,70, con paramento molto regolare. La funzione di questo muro era quella di sbarrare il punto più stretto della valle compresa tra la punta nord-occidentale della Patela e la collina antistante.

Di pari passo con l'indagine sul campo procede lo studio dei materiali rinvenuti nell'abitato e nella necropoli. Oltre ad un bel frammento del fregio dei cavalieri del tempio A, scoperto nel 1969 in un ambiente lungo il margine sud-est della Patela, numerosi e di grande interesse sono i ritrovamenti di ceramica dipinta dal subminoico all'orientalizzante. Nel periodo geometrico si colloca l'attività del "Pittore di Prinias", personalità ben inserita nella nuova temperie e al contempo legata alla tradizione neopalaziale, sia nella scelta della forma del pithos, sia in quella dei motivi decorativi fitomorfi e zoomorfi, per lo più riferibili ad una tradizione ben radicata nel suolo cretese, quali la girandola a spirali, i grandi fiori, i quadrifogli, gli archi a doppio margine.

Più articolato sembra essere il quadro della ceramica orientalizzante, nel quale la produzione locale, ben attestata a Prinias da frammenti figurati di buon livello, è affiancata da importazioni soprattutto dall'area insulare egea.

Notevole interesse riveste, inoltre, la plastica, documentata da una serie di figurine che attestano un ininterrotto sviluppo dal subminoico al tardo dedalico, e da esemplari di particolare pregio. Tra questi, spicca la coppia di cavallini al galoppo, connessi probabilmente ad un carro, del quale sono state rinvenute le ruote, trovati nella necropoli e datati ad età geometrica.

Lo studio del sito di Prinias procede dunque nelle due direzioni parallele e complementari dellíindagine volta alla conoscenza della struttura e della organizzazione dellíimpianto urbano di un centro della Dark Age, e, contestualmente alla ricerca sulle origini dell'arte greca, dell'individuazione e valutazione dell'apporto cretese alla formazione dell'arte orientalizzante greca.




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