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catalogo per soggetti ultimo aggiornamento 13.03.2003


archeologia > archeologia egea

Archeologia egea


In questo documento

Insediamenti e territorio nell'area egea

La transizione fra neolitico e Bronzo antico nell'Egeo

Architettura egeo-anatolica dell'Età del Bronzo

Creta postpalaziale

Creta dall'età postpalaziale all'età geometrica

La civiltà minoico-micenea nelle sue relazioni esterne


Nata tra la fine del secolo scorso e gli inizi di questo secolo con le grandi scoperte di Heinrich Schliemann a Troia e Micene e di Arthur Evans a Cnosso, l'archeologia egea, lo studio cioè delle forme di aggregazione umana sviluppatesi in Grecia e nelle isole dell'Egeo in età pre-classica, ha in Italia i suoi pionieri in Federico Halbherr, Roberto Paribeni e Luigi Pernier che proprio in quegli anni avviavano l'esplorazione dell'isola di Creta presto sfociata nei grandi scavi di Festòs e Haghia Triada. Dopo di loro sarebbe toccato a Doro Levi di continuare su quella stessa strada facendo di Creta il centro dell'attività archeologica italiana nel Mediterraneo e dell'archeologia egea uno dei capisaldi di quella attività.

Nonostante questi precedenti, e sebbene la Scuola Archeologica Italiana di Atene assicuri la continuità degli scavi nella Messarà, l'archeologia egea in Italia è scarsamente rappresentata, come ben dimostrano sia le pochissime cattedre universitarie attive sul territorio nazionale, sia lo stato, ancora non formalizzato, della disciplina. Sarebbe infatti necessario elaborare - al di fuori dell'attività sul campo, e come è accaduto in altri Paesi - ambiti specifici di indagine ed un ripensamento organico dei risultati raggiunti finora, anche al fine di dotare la disciplina di una fisionomia che possa essere riconosciuta, per metodo, stile o tema di ricerca, come specificamente italiana.

L'Istituto per gli studi micenei ed egeo-anatolici, istituzionalmente indirizzato verso l'archeologia egea e tradizionalmente impegnato sul campo a Creta, assume dunque in questa luce un'importanza primaria nel panorama nazionale.

Esso infatti riveste il ruolo di unica istituzione italiana ufficialmente predisposta allo sviluppo e alla promozione di tali studi specialistici e possiede anche tutte le potenzialità - rese più efficaci dall'assenza della didattica - per sviluppare, accanto e a sostegno dell'attività sul campo, filoni di ricerca tradizionalmente trascurati nell'ambito della disciplina, che contribuiscano all'evoluzione della stessa anche inserendola nei grandi temi di ricerca internazionali, e possano di per sé motivarne l'esistenza aiutandola ad assumere una fisionomia precisa.

« Insediamenti e territorio nell'area egea

Le attività sul campo dell'ISMEA, per lo più in collaborazione, hanno toccato vari ambiti regionali e cronologici con indagini in diverse località di Creta (Nerokourou, Thronos/Kephala, Kritsà, Achladia), e della Turchia occidentale (Iasos).

Dal punto di vista cronologico sono stati indagati momenti più specificamente preistorici (strati neolitici di Nerokourou), aspetti regionali della civiltà Neopalaziale a Creta (Nerokourou e Achladia), la trasformazione dall'oAchladia - Platyskinos (Sitia)rganizzazione territoriale neopalaziale minoica ai nuovi assetti postpalaziali "micenei" (Achladia). Momenti più avanzati del periodo postpalaziale e della transizione all'Età del Ferro sono oggetto delle indagini in corso a Kritsá e a Thronos/Kephala (antica Sybrita).

« La transizione fra neolitico e Bronzo antico nell'Egeo

Il processo di formazione della civiltà minoica è stato indagato attraverso lo studio e l'edizione di complessi archeologici inquadrabili nelle fasi più tarde del Neolitico in due diverse aree di Creta (Festòs e Nerokourou). Tali indagini hanno anche consentito di definire le caratteristiche archeologiche generali della fase neolitica finale a Creta, identificando tale periodo come momento di rottura di uno sviluppo essenzialmente interno all'isola e di apertura verso l'area egea, in particolare le Cicladi, l'Attica e il Peloponneso nord-orientale (Vagnetti: 17, 35, 88, 103; Vagnetti-Belli: 36).

Inoltre, un ampio studio sull'architettura delle tombe circolari cretesi di età prepalaziale ha permesso di ricondurre l'origine di questa classe di monumenti alla transizione fra Neolitico e Bronzo Antico, rinforzando la caratterizzazione di tale fase come momento determinante per la formazione della civiltà minoica (Belli 3).

« Architettura egeo-anatolica dell'Età del Bronzo

Nell'ambito di questa linea di ricerca si sono affrontati sostanzialmente due temi principali, uno attinente le architetture con copertura a cupola (tholoi) prevalentemente di uso funerario, ed uno sulla tipologia delle abitazioni ed il loro raggrupparsi in nuclei urbani. La tipologia delle tholoi si riscontra già in alcune tombe cretesi particolarmente diffuse nella regione centro-meridionale dell'isola (Messarà), dalla fine del Neolitico a tutto il periodo Antico e Medio Minoico; è stata oggetto di un lavoro prima di ricognizione sul terreno e poi di studio strutturale (Belli 3). Questa tipologia riemerge nel Bronzo Recente (TM II-III), grosso modo nella forma canonica del c.d. 'Tesoro di Atreo': ne troviamo esempi in varie località di tutta Creta, ed una in particolare ó quella di Achladia, in Creta Orientale ó è stata oggetto di una indagine recente, che ne ha permesso l'analisi strutturale ed un rilievo accurato (Belli 10, Belli 15).

Infine uno studio d'insieme è stato dedicato al diffondersi in tutto l'Egeo di questo modello architettonico nella fase di passaggio dall'Età del Bronzo al periodo Geometrico ó quando pure gode di una notevole popolarità ó cioè fra gli ultimi secoli del II ad i primi del I millennio a.C. (Belli 7). Un gruppo di tombe cretesi di questo insieme (Plati e Smari) ha fatto rilevare un tipo architettonico presente anche a Cipro, ponendo a confronto le due isole (Belli 13). Un'indagine in corso nella località di Kritsà presso Aghios Nikolaos ha tra gli obiettivi quello di esaminare la struttura di tholoi della fine dell'età del Bronzo (in preparazione).

Un'altra indagine che è tuttora in corso si prefigge di raccogliere le testimonianze relative a strutture di questo tipo nel territorio sud-ovest dell'Anatolia, dove assumono un carattere del tutto autonomo, e sono particolarmente concentrate nella penisola di Alicarnasso, in Caria, dove le fonti classiche collocano il popolo dei Lelegi.

Un' ulteriore tappa nello studio di questa tipologia e della sua diffusione in altri ambienti, questa volta con utilizzazione di "stufa" termale invece che funerario, è il rilievo e l'analisi della tholos di S. Calogero, presso Lipari (Belli 6). Attorno a questo studio, che ha rivelato un importante motivo di aggancio a fenomeni di acculturazione del Mediterraneo centrale, è nata un'indagine ed un riesame dei c.d. 'pozzi sacri', o 'templi a pozzo' della Sardegna della fine del II mill. a.C., un tipo architettonico ugualmente connesso alle acque e provvisto di camera a volta (Belli 8). Dal tema di ricerca relativo agli edifici per le acque è derivato anche il confronto fra il mondo egeo-miceneo e quello ittita-anatolico dove è stato possibile individuare interessanti analogie formali e tecnico-strutturali con le cosiddette "fontane" micenee (Belli 12).

Per l'altro settore di ricerca, che riguarda l'architettura abitativa dell'Egeo nell'Età del Bronzo, un primo studio è stato dedicato alle poche testimonianze di strutture abitativa nella Creta Neolitica (Belli 1). Un secondo studio, di carattere urbanistico, ha riguardato la problematica che il riesame dell'insediamento di Poliochni, nel Nord-Est dell'Egeo (isola di Lemno), comportava nel quadro delle culture di questo settore, molto legato all'ambiente anatolico-balcanico, dal periodo Calcolitico a tutto il Bronzo Antico (Belli 5).

Un terzo studio, attualmente in corso, ha affrontato tutte le strutture architettoniche pertinenti all'Età del Bronzo che sono state messe in luce negli scavi di Iasos (Anatolia Sud-occidentale) dalla Missione Italiana. Di questo lavoro, che ha richiesto un primo intervento di ricognizione e di restauro, sono già state date delle anticipazioni in convegni recenti a Rodi e a Vienna (Belli 16, in preparazione), alle quali seguiranno sia un'analisi definitiva (in preparazione) con tutta la documentazione raccolta finora, come anche un confronto esteso e dettagliato che prenda in esame un grande numero di insediamenti noti e meno noti dell'Anatolia occidentale. A questo proposito è stato stipulato un accordo tra l'ISMEA e la cattedra di Protostoria dell'Università di Smirne, nel quadro dell'accordo internazionale fra C.N.R. e l'organismo omologo turco (Tubitak).

 

« Creta postpalaziale

Questa linea di ricerca prende le mosse dal grande filone dell'indagine militante italiana a Creta di questo secolo, del quale fa propria l'importanza attribuita al lavoro sul campo. Nello stesso tempo da questo intende coscientemente distaccarsi per riuscire ad elaborare indagini che abbiano valore autonomo. Ciò significa che, accanto all'edizione di lotti di materiali inediti, si cerca di affrontare lo studio di importanti temi e problemi della Creta postpalaziale, caratterizzata in primo luogo dalla presenza a Cnosso di una nuova classe dominante proveniente dal continente greco e dunque non più minoica, ma micenea.

Entro questa linea di ricerca sono comprese le seguenti indagini:

1) Produzione ceramica. Il materiale ceramico, sia sotto forma di vaso, sia sotto forma di statuina, rappresenta il manufatto archeologicamente più umile ma nello stesso tempo quello quantitativamente più abbondante e potenzialmente più ricco di informazioni per la ricostruzione della cultura materiale e della struttura economica, sociale e politica di un sito o di una regione.

I materiali figurati rinvenuti a Haghia Triada agli inizi del secolo da F. Halbherr e R. Paribeni coprono un arco cronologico amplissimo che va dal TM I ad età ellenistica e hanno consentito di seguire per più di mille anni la produzione artigianale, l'attività cultuale e, indirettamente, anche le dinamiche politiche e territoriali del centro di Haghia Triada, uno dei tre grandi poli insediamentali insieme a Festòs e Kommos, della Messarà (D'Agata: 1, 4, 13, 26-28). L'esperienza acquisita nell'ambito della coroplastica ha anche consentito di riconsiderare un pezzo famoso della plastica micenea, il c.d. Lord di Asine, e di affrontare un lavoro a carattere di sintesi (D'Agata: 21, 24).

Il materiale ceramico del TM II e III rinvenuto a Haghia Triada tra il 1977 e il 1989 offre un punto di vista privilegiato per la ricostruzione della cultura materiale del centro tra XV e XIII secolo a.C., in un periodo in cui Creta passa dal dominio minoico a quello miceneo e il centro di Haghia Triada, a giudicare dalla sua trasformazione architettonica in senso monumentale, sembra aver svolto un ruolo di particolare importanza (D'Agata 7, 31, 32).

2) Organizzazione artigianale e iconografia minoico-micenea. Sebbene i pionieri della ricerca egea in Italia si siano più volte cimentati in lavori di carattere storico-artistico (così Paribeni sul sarcofago di Haghia Triada, o il Levi con le cretule dallo stesso sito), con questa indagine si è inteso in primo luogo superare i limiti posti da un'analisi di tipo estetizzante, semplicemente tipologica, o priva di riferimenti teorici, nel tentativo esplicito di conferire valore di disciplina storica ad una metodologia tradizionalmente considerata di secondo rango.

Poichè l'iconografia fa parte di un più ampio sistema di riferimento culturale e poiché un'analisi metodologicamente corretta deve considerare l'oggetto non come pezzo unico, ma a pieno inserito nel contesto di riferimento, un'analisi iconografica effettuata in termini contestuali può offrire un contributo notevole alla ricostruzione della natura del sistema di riferimento, e dunque del sistema (economico, sociale e politico) che quel patrimonio iconografico ha espresso. L'analisi tipologica effettuata in termini tradizionali aveva finora impedito di ricostruire la storia delle 'corna di consacrazione', uno dei simboli più diffusi del periodo tardo minoico. Tramite un'analisi iconografica del tipo descritto è stato invece possibile dimostrare che lungi dall'essere rimaste inalterate per forma, significato e funzione le 'corna di consacrazione' hanno subito trasformazioni importanti che vanno di pari passo con i mutamenti verificatisi a Creta nel passaggio dalla dominazione minoica a quella micenea (D'Agata 10).

Una specifica problematica connessa all'organizzazione artigianale è stata affrontata attraverso lo studio di un gruppo di sarcofagi fittili con decorazione dipinta, databili nel TM III, provenienti dalla regione di Sitia (Tsipopoulou e Vagnetti 119). Lo studio tipologico, iconografico e tecnico di sette diversi pezzi, ha portato a proporne l'attribuzione ad una stessa bottega, a tentare di rintracciare una simile tradizione in altri tipi di manufatti fittili, a proporre diverse ipotesi per la circolazione dei pezzi nell'ambito regionale. L'indagine si è attualmente ampliata ad un secondo gruppo di sarcofagi, leggermente più recenti, ugualmente provenienti da Creta orientale. Attraverso il loro studio si tenterà di estendere la discussione alla specializzazone delle botteghe artigiane, alla circolazione di prodotti e/o di artigiani, al significato dell'adozione di particolari temi iconografici in ambito funerario (Tsipopoulou e Vagnetti 130).

Il tema della mobilità artigiana e del trasferimento di metodi di lavorazione specializzati nella ceramica e nella metallurgia è stato affrontato a più riprese nello studio di materiali di tipo egeo e cipriota rinvenuti in Occidente, tentando di definire, con diverse metodologie, la natura dell'apporto egeo alla produzione locale dell'Italia meridionale e delle isole nell'Età del Bronzo Recente e Finale.

3) Attività di culto. Un risultato ulteriore dell'indagine sui materiali figurati è stato l'interesse alla ricostruzione delle pratiche di culto nel periodo postpalaziale ed in età storica, sia all'interno di un sito (D'Agata: 13, 26-28), sia in veste di breve sintesi, in chiave economico-sociale, per l'intera isola di Creta (D'Agata 7).

Un'indagine volta alla ricostruzione del cerimoniale religioso tardo minoico associato alla presenza di alberi sacri in luoghi di culto è partita dall'analisi delle fosse rituali scoperte a Thronos/Kephala (antica Sybrita) (Belgiorno 18).

Ugualmente collegato al rituale religioso in ambiente egeo-cipriota è lo studio dell'evoluzione iconografica dei mostri centauriformi nell'arte micenea e ciprominoica (Belgiorno: 2, 12), mentre lo studio della tradizione preistorica cipriota legata all'iconografia antropomorfa vascolare ha trovato spunto dal materiale inedito della necropoli di Pyrgos (Belgiorno 24).

4) L'archeologia egea: storia della disciplina. La riflessione storiografica riveste un ruolo essenziale nella storia di una disciplina in quanto fornisce gli strumenti adatti ad approfondire le tematiche già affrontate e ad individuarne di nuove. A dimostrare la scarsa maturazione a cui l'archeologia egea è giunta in Italia, basterebbe citare, come si è già detto, l'assenza di una riflessione, che non abbia intenti celebrativi ma conoscitivi, sulle origini nazionali della disciplina e, più in generale, di un dibattito storiografico anche in grado, in questo caso, di valicare i confini italiani.

In quest'ambito di ricerca, quasi del tutto ignorato nel nostro Paese, rientra lo studio della collezione egea di Sigmund Freud, che ha consentito di individuare il contributo offerto dalla disciplina alla nascita della psicoanalisi, di rendere noti i vasi e le figurine egei appartenuti al grande Viennese e di proporre per essi una derivazione cipriota considerando il grande afflusso di materiali verificatosi dall'Isola prospiciente le coste anatoliche a Vienna e in Europa all'inizio del secolo (D'Agata 14).

Problematiche del tutto diverse comporta invece la pubblicazione della collezione di calchi di cretule e sigilli minoici (anche neopalaziali) e micenei conservati presso il Museo dei Gessi dell'Università di Roma (in corso di studio da parte di A. L. D'Agata). Creata da Emanuele Loewy agli inizi del secolo e derivata da una sensibilità prettamente nordeuropea questo insolito gruppo di materiali consente di verificare le conoscenze e gli interessi egei che ruotavano intorno alla cattedra di archeologia della Capitale e di ricostruire i rapporti che legarono il Loewy ad altre istituzioni europee.

« Creta dall'età postpalaziale all'età geometrica

All'interno della ricerca archeologica italiana a Creta agli inizi del secolo, di pari importanza accanto al filone minoico-miceneo si pone quello definito protogreco.

Scaturito dalle ricerche del Pernier a Prinias, e, più tardi, da quelle del Levi a Festòs e soprattuto a Gortyna/Profitis Ilias, questa indagine è stata fino agli anni Cinquanta identificata con quella relativa alla dorizzazione dell'Isola, - e dunque al rapporto tra il venir meno della civiltà minoica e i mutamenti verificatisi successivamente - e alla "nascita dell'arte greca".

Avendo fatto proprie queste tematiche attraverso lo studio dei materiali geometrici e protogeometrici di Festòs e del suo territorio, L. Rocchetti ha avviato nel 1986, in collaborazione con l'Eforia di Chanià, lo scavo sulla collina della Kephala nei pressi del moderno villaggio di Thronos, nella valle di Amari, naturalmente collegata sia alla costa meridionale sia a quella nord-occidentale, ed è riuscito ad identificare i resti di un importante insediamento minoico e post-minoico corrispondente al toponimo Su-ki-ri-ta/Sybrita, e generalmente riconosciuto come centro gerarchicamente egemone della Creta centro-occidentale (v. scheda Thronos/Kephala).

Lo scavo è di importanza notevole per la ricostruzione della struttura socio-economica di un insediamento dell'ultima fase dell'Età del Bronzo, di un periodo cioé che nell'Isola, a parte poche significative eccezioni, risulta noto quasi esclusivamente tramite la ceramica. Nello stesso tempo esso ha messo in luce uno degli esempi più ragguardevoli di insediamento delle Dark Ages che consentirà di indagare i mutamenti verificatisi in un centro già tardo minoico durante i secoli oscuri e i modi in cui fu possibile arrivare alla monumentale organizzazione d'età geometrica, fornendo così un contributo primario alla comprensione dei meccanismi di trasformazione, ancora oggi poco conosciuti, innescatisi a Creta e in Grecia nel periodo di passaggio dall'economia palaziale alla complessa struttura della città-stato (D'Agata 29).

« La civiltà minoico-micenea nelle sue relazioni esterne

Uno degli aspetti fondamentali della civiltà minoico-micenea è la ampia e varia serie di rapporti intrattenuti con altre aree mediterranee, sia orientali che occidentali. Lo studio delle relazioni con l'Anatolia si sviluppa, sia attraverso l'esame ed inquadramento storico, filologico ed archeologico di particolari reperti, come una importante spada di tipo egeo rinvenuta a Boghazköy (Salvini e Vagnetti, 115), sia con l'esame dei resti architettonici di tipo minoico-miceneo rinvenuti a Iasos di Caria (Belli, 16, 17).

Fin dalla fondazione dell'Istituto costante attenzione è stata riservata allo studio delle relazioni fra mondo miceneo e Mediterraneo centrale, attraverso lo studio e l'edizione di complessi inediti (Vagnetti, 40, 46, 55, 56, 63, 70, 71, 82, 99, 107, 109, 113; D'Agata 5), con il reinquadramento di materiali già noti in base a dati recenti (Vagnetti, 5, 6, 7, 19, 54, 67), con la redazione di periodiche sintesi (Vagnetti, 10, 39, 45, 62, 64, 75, 87, 100, 102, 106, 110, 112, 131, 132, 133; D'Agata 25). Particolare attenzione è stata dedicata alla individuazione delle diverse componenti (micenee, cretesi, cipriote) dei traffici egei verso l'Occidente (Vagnetti, 23, 72, 73, 74, 80, 86, 101; D'Agata, 2) e allo studio delle ceramiche di tipo miceneo, o di ispirazione egea, prodotte in Occidente (Vagnetti, 83, 95, 104, 116, 132, 134; D'Agata, 30). Studi specifici sono stati anche dedicati alla possibile influenza egeo-micenea su monumenti architettonici a tholos del Mediterraneo centrale destinati alla captazione delle acque (Belli, 6, 8, 12).

A questa linea di ricerca è da ricondurre l'organizzazione di due Mostre, con i rispettivi cataloghi, dedicate ai materiali micenei rinvenuti nel territorio italiano, tenute presso il Museo di Taranto nel 1967 e nel 1982 (Vagnetti 2, 52).

Per soddisfare la crescente esigenza di sistematizzazione in questo settore di studi, assai sentita dagli studiosi interessati all'Età del Bronzo egea ed italiana, nonché al problema dei traffici su lunga distanza nell'Età del Bronzo, è stato promosso il progetto "Egeo e Italia. Informatica ed archeometria", che prevede la informatizzazione dei dati archeologici ed archeometrici relativi ai materiali di tipo egeo rinvenuti in Occidente, nonché l'incremento delle analisi archeometriche ad essi relative, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Il suo scopo è quello di creare repertori di agile consultazione, corredati da documentazione grafica e fotografica, nonché di individuare i complessi e le aree più idonee per procedere a studi campione approfonditi sia dal punto di vista archeologico che dal punto di vista archeometrico. Il database relazionale "Dedalo", strutturato in sei archivi correlati (SITI, INDAGINI, SETTORI, CONTESTI, OGGETTI, BIBLIOGRAFIA) contiene i dati informatizzati relativi agli oltre cento siti italiani nei quali sono stati rinvenuti materiali di tipo egeo-miceneo (Vagnetti 126, Re )

Al di là degli aspetti di documentazione ed inquadramento dei materiali comunque, da questa linea di ricerca emergono chiaramente due filoni di approfondimento che si intende sviluppare nell'immediato futuro. Il primo riguarda la definizione delle modalità di scambio fra Egeo e Mediterraneo centrale, per giungere ad una chiara distinzione fra quanto è dovuto a traffici a lunga distanza, quanto a fenomeni di acculturazione, soprattutto conseguenti alla mobilità di artigiani specialisti, e quanto ad eventuali fenomeni di "colonizzazione". Nell'ambito di queste problematiche l'Istituto, nel periodo 1995-1997, ha partecipato al Network "Technology and Mobility in Prehistoric Europe" promosso e finanziato dall'Unione Europea (contratto CNRX-CT 94-0615).




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