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catalogo per soggetti ultimo aggiornamento 13.03.2003


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Catania: le collezioni del Museo Civico

Nel Museo Civico di Catania, ospitato nei locali del federiciano Castello Ursino, sono conservate alcune importanti collezioni private formate nel corso del XVIII sec.; le più cospicue sono quella del principe di Biscari e quella dei padri benedettini. La prima fu studiata da G. Libertini, della seconda non esiste un catalogo completo. Le raccolte sono costituite da numerose classi di materiale (sculture, ceramiche, bronzi, lucerne, frammenti architettonici e musivi) di diversa provenienza. Il Centro di Studio sull'Archeologia Greca ha promosso, in questi ultimi anni, la ripresa dello studio di alcune classi; tra queste la coroplastica, con particolare riferimento agli esemplari di età arcaica e classica, è stata pubblicata nella serie Studi e Materiali di Archeologia Greca (Pautasso 8).

La collezione dei Padri Benedettini si formò nel corso della prima metà del '700 ad opera di due illustri religiosi, l'Amico e lo Scammacca, che curarono la formazione del Museo e della grande biblioteca, ospitati nel nuovo grandioso monastero costruito ex novo dopo la distruzione del terremoto del 1693 che rase al suolo la città. La collezione, accresciuta da acquisti e da scambi spesso effettuati con lo stesso principe di Biscari, era articolata in cinque grandi sale, adiacenti alla chiesa di San Nicolò, e comprendeva "i più bei pezzi di archeologia storia naturale scultura e pietra" (Bertucci F. P., Guida del Monastero dei P.P. Benedettini di Catania, Catania 1846). Tra i materiali archeologici, di particolare rilievo sono la peplophoros fittile dal territorio di Paternò, ceramiche figurate, terrecotte, lucerne, iscrizioni, frustuli di mosaici, monete.

La collezione passò poi al Comune di Catania, con lo scioglimento delle corporazioni religiose ed entrò a far parte del Museo Civico.

Più complesse sono le vicende della formazione e della disgregazione della collezione Biscari. Il principe Ignazio Paternò Castello di Biscari, figlio di quel principe di Biscari che dopo il 1693 fece allestire nel proprio palazzo una raccolta dei materiali esposti prima del terremoto nella loggia senatoria, è una delle personalità di spicco della cultura illuminista siciliana. Fu promotore di una serie di importanti scavi nell'area urbana di Catania nel teatro mise in luce parte delle strutture ed alcune sculture, nel presunto foro della città romana trovò il torso colossale di imperatore allora ritenuto di Giove; nella zona di Piazza Duomo sotto la Cattedrale rinvenne l'importante complesso termale con la ricca decorazione musiva; nella zona di Piazza Dante scoprì un edificio termale ed un ninfeo. A lui si deve la costituzione del primo vero Museo "publicae utilitati/patriae decori/ studiosorum commodo", inaugurato nel 1758 in un'ala del palazzo appositamente allestita ed aperta al pubblico e agli studiosi. Il progetto dell'edificio, affidato all'architetto Francesco Battaglia, comprendeva una serie di gallerie articolate attorno ad una cortile-giardino e precedute da un vestibolo nel quale erano reimpiegate le colonne provenienti dal teatro di Catania. La vera novità rappresentata dal questa operazione, e di certo recepita dal principe durante i suoi viaggi e nel corso degli incontri che ebbe con illustri illuministi italiani, è il non concepire più la collezione come un fatto privato, la cui fruizione resta limitata a pochi dotti. Del Museo fu nominato curatore il dotto toscano Sestini che redasse in forma epistolare la "Descrizione del Museo di Antiquaria e del Gabinetto d'Istoria naturale del Signor Principe di Biscari", mentre la vera e propria guida del Museo, il "Museum Biscarianum", intrapresa dallo stesso principe, non venne mai completata.

La raccolta archeologica comprendeva sculture di notevole importanza, quali la nota testa di kouros da Lentini, la statua colossale di imperatore già citata, una serie di sculture, sia originali greci che copie di età romana e ritratti imperiali, in parte rinvenute a Catania, in parte acquistate dal principe durante i suoi viaggi.

Di fondamentale importanza, per la conoscenza di Catania antica, è l'attività di studio e di documentazione delle ricerche che il Biscari svolse parallelamente agli scavi. Di lui restano il "Viaggio per tutte le antichità della Sicilia", alcuni scritti minori ed un lavoro incompiuto, le "Antichità di Catania".

Nel 1779, quando ebbe inizio l'organizzazione statale delle antichità in Sicilia, il principe di Biscari ed il principe di Torremuzza, altra eminente personalità dell'illuminismo siciliano attiva a Palermo, furono nominati sovrintendenti alle antichità della Sicilia.

L'importanza del Museo Biscari nella storia culturale dell'isola è ampiamente documentato dalle testimonianze di Goethe, Riedesel e di altri viaggiatori europei in Sicilia tra la fine del '700 e l'inizio dell''800.

Dopo la morte del principe le collezioni subirono alterne vicende, furti e vendite sottobanco impoverirono la raccolta. In seguito alle annose controversie sorte tra eredi e amministrazione comunale, fu il governo Mussolini a riscattare nel 1926 e per la somma di L. 50.000 la gran parte della collezione, il resto fu poi donato spontaneamente dalla famiglia. Entrati a far parte delle Collezioni Comunali, i materiali, esposti nelle sale del Castello Ursino sino agli anni '80, sono ancora conservati nei magazzini del Museo in attesa che ne sia completato il nuovo allestimento.






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