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catalogo per soggetti ultimo aggiornamento 13.03.2003


archeologia > musei e collezioni > le terrecotte

Le terrecotte

Nonostante provengano da collezioni private e siano quindi decontestualizzate, le terrecotte del Museo Civico di Catania (Pautasso 8), derivano in gran parte da "scavi" che lo stesso principe di Biscari condusse nell'agro di Camarina ed in altre minori località della Sicilia orientale. L'indicazione del sito di provenienza, manoscritta dallo stesso principe su molte statuette, e la presenza di esemplari integri e di notevole qualità, hanno reso il recupero di questo materiale di particolare interesse per integrare la conoscenza della coroplastica della Sicilia orientale. Lo studio ha consentito di raggruppare, per tipo, argilla, indicazione della provenienza, una serie di esemplari che, anche per successione di matrici, può essere messa in rapporto con materiali già noti da scavi e pubblicazioni, come la stipe di Persefone a Camarina, rinvenuta da Paolo Orsi e di recente pubblicata da Filippo Giudice. Il materiale selezionato comprende le terrecotte d'età arcaica e classica: lo studio copre quindi uno dei periodi di maggiore interesse della produzione coroplastica della Sicilia, dal VI sec. sino alla distruzione dei maggiori centri sicelioti da parte dei Cartaginesi, alla fine del V sec. a.C.

Le classi rappresentate sono numerose: protomi, statuette di tipo "ionico", kourotrophoi, korai, statuette con pettorali (più conosciute con il nome di "Athana Lindia"), offerenti di porcellino, statuette maschili e frammenti di grande plastica, tra i quali spicca la parte superiore di una grande kore in terracotta.

Ben attestate nelle varie classi sono le tipologie riconducibili a Gela; la colonia è, infatti, uno dei maggiori centri di produzione, creazione e diffusione di tipologie lungo tutto il VI e nel primo quarto del V sec. Già dai primi decenni del V sec., il forte impulso dato dai Dinomenidi al culto di Demetra e Core, e alla dimensione religiosa in generale, fu senza dubbio una delle cause del potenziamento della produzione artigianale, particolarmente evidente nel campo della coroplastica. La ricchezza della produzione è palese nella grande varietà di tipi e di varianti, nel numero dei centri produttori e nella intensa circolazione di matrici. La crescita politica ed economica di Siracusa, favorita dallo spostamento del potere da Gela alla volta della colonia corinzia, voluto da Gelone nel 485/4, muove il centro di gravità dell'isola dall'area centro meridionale a quella orientale. Questo fenomeno è ampiamente rispecchiato dalla coroplastica, laddove, ad un irrigidimento ed impoverimento della produzione geloa, fa riscontro il fiorire di quella siracusana dalla metà del V a tutto il III sec.

La coroplastica di Camarina s'inserisce in questo quadro e segue le alterne vicende della città, "rifondata" da Ippocrate nel 491, distrutta da Gelone nel 484 circa e di nuovo rifondata dai Siracusani nel 461. Le terrecotte delle collezioni catanesi contribuiscono ad ampliare la nostra conoscenza della fase tardoarcaica, spesso negata sulla base di una presunta "distruzione" di Camarina nella metà del VI sec. - ora documentata da recenti ritrovamenti e dall'esame delle fonti. La serie delle offerenti di porcellino consente di seguire lo sviluppo della produzione camarinese, grazie anche ai continui riscontri possibili tra questi materiali e quelli studiati da Giudice. Ad un primo momento di dipendenza creativa dai maggiori centri dell'isola, Gela ed Agrigento, databile al periodo ippocrateo-geloniano, segue una produzione provvista di più specifica originalità tra la rifondazione del 461 e la fine del V sec., periodo ben connotato dagli scavi del sito. L'originalità della produzione camarinese di questo periodo è evidente nella varietà degli schemi di abbigliamento e nella ricerca di nuove attitudini; tra le terrecotte delle collezioni sono di particolare rilievo i tipi con lungo apoptygma ed epiblema a scialle, nel quale la mano sinistra tiene un lembo del mantello, ed il tipo con himation aperto in due falde.

Particolare interesse, tra i materiali delle collezioni, riveste infine la statua di kore in terracotta, conservata solo per la metà superiore, chiaramente inseribile, dal punto di vista stilistico nell'ambiente artistico della Sicilia orientale (Pautasso 6) e, con buona probabilità attribuibile a Camarina.




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