foto BIBLOS: biblioteca virtuale del settore umanistico del consiglio nazionale delle ricerche
biblios.cnr.it photo






catalogo per soggetti ultimo aggiornamento 13.03.2003


archeologia > archeologia e storia dell'arte greca e romana > la ceramica corinzia

La ceramica corinzia

Il volume edito dal CSAG* sulle "Kotylai e coppe corinzie figurate" (Grasso 3) costituisce il primo contributo di una serie che prevede la pubblicazione di tutto il materiale ceramico e delle terrecotte che costituivano il deposito votivo del santuario di Demetra scoperto in Piazza San Francesco a Catania nel 1959 da Giovanni Rizza (Rizza 25).

Tra il materiale ceramico della stipe, la ceramica corinzia e, la meglio rappresentata, almeno fino alla prima metà del VI sec., testimoniando ancora una volta l'importanza commerciale della città dell'Istmo. Quantitativamente, le kotylai corinzie costituiscono la classe più numerosa, di cui sono stati studiati 796 pezzi, mentre le coppe sono soltanto 110. Questa situazione rispecchia quanto già osservato in altri santuari sia in Sicilia, per esempio a Selinunte, che in Grecia, a Perachora o, sempre in ambito coloniale, anche a Tocra; in tutti e tre questi siti, infatti, le kotylai rappresentano la forma più documentata e quindi evidentemente più apprezzata come offerta votiva.

Il lavoro di ricerca è basato su un rigoroso catalogo commentato di tutto il materiale figurato che comprende, oltre agli esemplari a figure nere e a silhouette decorati con tipico fregio zoomorfo corinzio, le kotylai con decorazione floreale del cosiddetto stile convenzionale. Il materiale è stato ordinato per pittori, officine o gruppi, sulla base di confronti con esemplari già classificati, o in alcuni casi proponendo nuove attribuzioni e classificazioni anche sulla base di materiali inediti presenti nell'archivio fotografico dell'Università di Amsterdam, che il Prof. Neft, con il quale il CSAG ha stabilito una lunga e proficua collaborazione, ha messo gentilmente a disposizione degli studiosi catanesi.

La datazione del materiale studiato rientra, per la gran parte, tra il medio ed il tardo corinzio I, quindi nella prima metà del VI sec. a. C.; solo poche tra le kotylai a figure nere potrebbero datarsi ancora nel corinzio antico, alla fine del VII sec. La cronologia degli esemplari in stile convenzionale arriva alla seconda metà del VI sec. e forse anche agli inizi del V sec.

Le tipiche argille corinzie ed il rinvenimento di materiali analoghi a quelli della stipe del Ceramico di Corinto, confermano la provenienza da questa città dei materiali della stipe che, come indicato dall,incidenza dei ritrovamenti, sarebbero giunti a Catania seguendo le due rotte più frequentemente battute in età arcaica e cioè quella ionico-tirrenica via Taranto e quella africana via Tocra.

Dal punto di vista qualitativo, si tratta di materiale assai scadente e ripetitivo per il quale, almeno per le kotylai, si è parlato di produzione di massa: la maggior parte delle kotylai dalla stipe, infatti, furono prodotte in officine specializzate nella decorazione di questa forma, in cui viene elaborato uno stile comune che si adattava alla forma del vaso e si prestava alle esigenze di una clientela sempre più ampia e sempre meno esigente.

Negli esemplari a figure nere la decorazione zoomorfa è costituita da pantere e capridi dai corpi esageratamente allungati e legnosi e da uccelli acquatici dal corpo ovoide i cui particolari incisi e sovraddipinti sono segnati assai sommariamente, mentre gli spazi vuoti sono campiti con rosette, punti e macchie dalle forme più varie.

ceramica corinzia

Tuttavia, in questo stile unificato, anche se talvolta con difficoltà, è stato possibile attribuire la maggior parte degli esemplari; è stata inoltre identificata sulla base degli esemplari della stipe una nuova officina specializzata in questo tipo di kotylai e denominata, per il gran numero di esemplari ivi rinvenuti, "Officina delle kotylai di Catania".

Per ciò che attiene le forme, lo studio degli esemplari della stipe ha rivelato una maggiore varietà nei profili dei vasi, sia tra le kotylai piccole che tra quelle grandi, anche all,interno della stessa officina. Nelle kotylai a silhouette i fregi di cani, capridi e felini dai corpi allungati si ripetono monotonamente negli esemplari attribuiti ai diversi gruppi; tra questi è stata identificata un'altra officina attestata nella stipe da diversi esemplari e di cui finora era noto solo un esemplare da Corinto. Tra le kotylai in stile convenzionale con decorazione floreale, i materiali catanesi hanno consentito di distinguere diversi tipi di decorazione in una classe ancora poco studiata.

Per quanto riguarda le coppe, gli esemplari dalla stipe testimoniano che l'importazione di questa classe a Catania ebbe inizio quando già cominciavano a manifestarsi i segni di quella decadenza che caratterizzerà questo tipo di vasi nel corso del tardo corinzio. Gli esemplari più antichi, infatti, databili ancora nel medio corinzio avanzato, sono molto lontani dai più splendidi esempi di questa produzione quali le coppe con gorgoneion; il loro stile poco caratteristico sembra il prodotto più scadente di artigiani abituati ad opere di qualità maggiore o di imitatori. Le restanti coppe appartengono sia alla classe scadente delle "coppe a uccelli" tardo corinzie, all'interno della quale tuttavia, sono state distinte le mani di alcuni decoratori, sia a quella delle coppe a silhouette, decorate anch'esse esclusivamente con volatili, nella quale si è constatata una progressiva degradazione nel rendimento della decorazione e contemporaneamente una minore attenzione nella fase di cottura.






© 2002 Consiglio Nazionale delle Ricerche | per segnalazioni potete scrivere al webmaster di biblos